Ricordare…

42b – L’inizio in Europa

Il 13 settembre Praga proclamò la legge marziale intorno alla città di Eger. Le cose procedevano proprio come Hitler aveva programmato. Il giorno seguente i giornali tedeschi proclamavano: ‘In Cecoslovacchia terrore massacri e anarchia. Tedeschi trucidati dai cechi.’ La sera del 14 Karl Frank telefonò a Hitler dalla città sudeta di Asch per chiedere l’immediato intervento delle truppe e dei carri armati tedeschi. Hitler rispose: ‘Frank, aspetti un’occasione migliore. Non è ancora il momento giusto.’ (da ‘La guerra di Hitler’, pag.166)

Alle 2 del mattino del 21 settembre gli inviati a Praga della Gran Bretagna e della Francia andarono insieme da Benes per chiedergli di accettare il piano anglo-francese ‘prima di creare una situazione per la quale Francia e Gran Bretagna non si sarebbero potuta assumere alcuna responsabilità.’ Sei ore più tardi gli uomini di Goering intercettavano un’enigmatica conversazione telefonica tra Praga e Parigi. La voce che parlava da Praga annunciò che erano stati costretti ad accettare il piano dal momento che sia la Gran Bretagna che la Francia avevano minacciato, in caso contrario, di lasciare la Cecoslovacchia nei pasticci. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.172)

Nel settembre 1938 aveva concepito la speranza di raggiungere un accordo con la Polonia per la restituzione senza spargimento di sangue di Danzica in cambio della regione carpato-ucraina agognata dalla Polonia. Ribbentrop aveva ventilato l’idea all’ambasciatore polacco, Josef Lipski, il 24 ottobre, ma ne aveva ottenuto una risposta evasiva. Hitler, imperterrito, aveva invitato allora il ministro degli esteri polacco, colonnello Jòsef Beck, a visitarlo. Il loro incontro segreto era avvenuto alla Berghof il 5 gennaio 1939 ma Beck aveva fatto orecchie da mercante. Questo fu il motivo per cui Hitler due giorni più tardi partì per Berlino deciso ad avvicinarsi a Stalin. La sua lunga conversazione con Merekalov fu il primo passo; il secondo fu la rinuncia ad attaccare l’Unione Sovietica, espressa nel suo discorso di celebrazione del 30 gennaio. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.205-206)

Al tempo stesso Ribbentrop convocò l’ambasciatore polacco, Lipski, e gli ribadì la proposta già fatta in ottobre a proposito di Danzica. […] Lipski rientrò a Varsavia per sottoporre il problema. […] Il giorno 25 Hitler rassicurò il generale von Brauchitsch dicendogli che non aveva intenzione di ricorrere alla forza contro la Polonia. […] Evidentemente Hitler sperava in una soluzione negoziata e riservata della controversia. […] Lipski tornò puntualmente da Varsavia il 26 con un brusco rifiuto alle pretese tedesche su Danzica, al quale aggiunse il monito, solo verbale, che se Hitler avesse insistito sarebbe stata la guerra. […] Ma a Berlino lo aspettava un duro colpo: da Londra era arrivata la notizia che Neville Chamberlain stava per annunciare in parlamento che ‘nel caso di qualsiasi azione che minacci chiaramente l’indipendenza della Polonia e alla quale di conseguenza il governo polacco giudichi necessario resistere… il governo di Sua Maestà si sentirebbe in dovere di fornire immediatamente aiuto al governo polacco con tutti i mezzi a sua disposizione.’ (da ‘La guerra di Hitler’, pag.215-216)

Nel frattempo, stabilì l’OKW, doveva essere evitato ogni attrito con la Polonia: un proposito piuttosto arduo, dato che i polacchi non stavano certo comportandosi in modo gentile verso la minoranza tedesca che viveva nei loro territori. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.217)

In quello stesso discorso al Reichstag Hitler revocò il patto di non aggressione con la Polonia del 1934 e l’accordo navale anglo-tedesco del 1935. In privato giustificò il proprio irrigidimento verso la Gran Bretagna con i documenti segreti che erano stati trovati nell’archivio di Praga. ‘Un giorno li renderemo noti a tutto il mondo, per dimostrare la disonestà della Gran Bretagna’, disse Bodenschatz a un diplomatico francese. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.225)

Da Londra arrivavano ancora segnali concilianti. Il 4 agosto Neville Chamberlain sospese per due mesi le sedute del parlamento. Contemporaneamente arrischiò una strana mossa che convinse ancor più Hitler che la Gran Bretagna non era pronta per un conflitto: sir Horace Wilson invitò l’ambasciatore Herbert von Dirksen nel suo appartamento privato di Chelsea (specificando che sarebbe dovuto arrivare a piedi in modo da non attirare l’attenzione) per prospettargli l’offerta di una ‘piena alleanza mondiale’ tra la Gran Bretagna e la Germania. Se Hitler ne avesse accettato i termini, disse Wilson, la Gran Bretagna avrebbe fatto pressione sulla Polonia perché accettasse le richieste tedesche. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.246)

E intanto, ‘al fine di proteggere gli interessi delle minoranze ucraina e russa’, due gruppi d’armata sovietici avevano invaso, all’alba del 17 settembre, le regioni orientali della Polonia: la notizia raggiunse Hitler, nel suo treno, immediatamente dopo. […] Ma poi arrivò Ribbentrop, che su richiesta di Hitler rivelò agli stupefatti generali i dettagli degli accordi segreti che egli stesso aveva preso a Mosca a proposito della Polonia: ‘Abbiamo deciso con Stalin che la linea di demarcazione fra le due sfere d’interesse correrà lungo i quattro fiumi Fissa, Narev, Vistola e San’, spiegò il ministro degli esteri, tracciando freddamente una linea sulla carta. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.289-290)

Ai primi di settembre Goering aveva fatto sapere alla Gran Bretagna, tramite Birger Dahlerus, che la Germania era disposta a restituire la sovranità a una Polonia privata delle provincie tedesche che erano state tolte alla madrepatria alla fine della prima guerra mondiale. E ci sarebbe anche stata una riduzione degli armamenti tedeschi. La risposta britannica era stata una cauta disponibilità ad ascoltare dettagliate proposte. […] Il 29 settembre Alfred Rosenberg ottenne da Hitler il permesso di dar seguito a dei sondaggi che erano stati fatti, tramite un intermediario in Svizzera, da ufficiali del ministero britannico dell’aeronautica; ma quel barlume di speranza si spense rapidamente quando l’intermediario riferì che a Londra, in quel ministero, le forze a favore della pace erano state messe in minoranza dalle più attive forze agli ordini di Churchill. E così non si seppe più nulla di quei cauti approcci di Londra. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.298-299)

Mentre Hitler era in preda a queste incertezze si ebbe un equivoco intervento del presidente Roosevelt, intervento che fu tanto inaspettato nel suo approccio quanto enigmatico nel suo epilogo. All’inizio di ottobre un influente magnate americano del petrolio, William Rhodes Davis, arrivò a Berlino in una missione di pace per la quale era stato, sembrava, istruito personalmente da Roosevelt durante un colloquio di novanta minuti. A Berlino il petroliere incontrò Goering, ed è giunto sino a noi un riassunto in sette pagine della discussione delle cosiddette proposte di Roosevelt. Quel documento dovette evidentemente circolare in forma riservata a Berlino, dato che in parecchi diari di quel giorno compaiono sarcastici accenni all’improvviso atteggiarsi di Roosevelt ad ‘angelo della pace.’ Il presidente Roosevelt è pronto a fare pressione sulle potenze occidentali perché abbiano inizio dei colloqui di pace… [Egli] chiede di essere informato sui vari argomenti che la Germania vuole definire, per esempio la Polonia e le colonie. A questo proposito il presidente Roosevelt ha menzionato anche la questione delle zone esclusivamente ceche, per le quali tuttavia non è necessaria una soluzione immediata. Questo punto è stato toccato dal presidente Roosevelt a beneficio dell’opinione pubblica degli Stati Uniti, perché prima di esercitare pressioni sulla Gran Bretagna a favore della pace egli deve placare gli elettori di origine ceca e gli ambienti a loro vicini. Roosevelt sospettava che le ragioni della Gran Bretagna fossero molto più complesse e non avessero nulla a che fare con la Polonia. Egli stesso riconosceva che la vera causa della guerra stava nell’unilaterale diktat di Versailles che rendeva impossibile per il popolo tedesco il raggiungimento di uno standard di vita paragonabile a quello dei loro vicini europei. La proposta di Roosevelt, secondo un riassunto sinora mai pubblicato, era che a Hitler fosse concesso di tenere Danzica e tutte le provincie polacche che un tempo erano state tedesche, e che alla Germania fossero immediatamente restituite le sue vecchie colonie africane. E non era tutto. Se Daladier e Chamberlain gli avessero opposto un rifiuto, il presidente Roosevelt avrebbe aiutato la Germania – così riferì Davis – nella sua ricerca di una pace duratura. L’avrebbe anche rifornita di merci e materiale bellico che sarebbero stati ‘inviati in Germania sotto la protezione delle forze armate americane’ se ce ne fosse stato bisogno. John L. Lewis aveva promesso in forma privata a Davis che, se tra gli Stati Uniti e la Germania fosse stato raggiunto quell’accordo, i suoi sindacati avrebbero impedito la fabbricazione di forniture di guerra per la Gran Bretagna e la Francia. Il 3 ottobre Goering annunciò all’emissario americano che il giorno 6, in un importante discorso al Reichstag, Hitler avrebbe fatto alcune proposte di pace che avrebbero incluso i punti che Davis aveva portato da Washington. Goering disse a Davis: ‘Se secondo lui [Roosevelt] queste proposte costituiranno una ragionevole base per un accordo di pace, egli avrà l’opportunità di tentare questa strada… Può assicurare al signor Roosevelt che se egli si attiverà nella sua mediazione la Germania acconsentirà a un accomodamento che porti alla nascita di un nuovo stato polacco e di un governo indipendente della Cecoslovacchia.’ Goering era disposto, in proposito, a partecipare a una riunione a Washington. Hitler sperava di ricevere da Roosevelt una risposta provvisoria entro il giorno 5. ‘Sarebbe un terribile colpo per Londra essere consigliata con urgenza da Washington di chiedere la pace!’, scrisse in quei giorni Rosenberg. Ma qualcosa andò storto: quando tornò a Washington, Davis non fu più ricevuto dal presidente, e i due uomini non si incontrarono mai più. I documenti polacchi saccheggiati dai nazisti negli archivi di Varsavia rivelarono un ben diverso volto della politica di Roosevelt. I dispacci degli ambasciatori polacchi a Washington e a Parigi mettevano a nudo gli sforzi di Roosevelt per incitare la Francia e la Gran Bretagna alla guerra. Nel novembre 1938 William C. Bullit, amico personale di Roosevelt e suo ambasciatore a Parigi, aveva detto ai polacchi che il presidente desiderava che ‘Germania e Unione Sovietica venissero in conflitto’, dopo di che le nazioni democratiche avrebbero attaccato la Germania e l’avrebbero costretta alla resa. Nella primavera del 1939 Bullit, citando le parole di Roosevelt, aveva affermato che il presidente era deciso a ‘non partecipare alla guerra sin dall’inizio, ma a esservì dentro alla fine.’ La Casa Bianca, aveva detto Bullit ai diplomatici polacchi, si preoccupava esclusivamente degli interessi economici degli Stati Uniti. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.299-301)

Il 9 ottobre Dahlerus riferì a Hitler le condizioni che la Gran Bretagna poneva per un negoziato di pace: oltre a insistere sulla nascita di un nuovo stato polacco, la Gran Bretagna voleva che tutti gli armamenti non difensivi fossero immediatamente distrutti. Erano condizioni molto pesanti da ingoiare, perché la Gran Bretagna sembrava non voler tenere conto della crescente forza dell’esercito sovietico e della politica di espansionismo condotta dal Cremlino. […] Quel giorno il negoziatore svedese vide Hitler due volte prima di partire per l’Aja portando con sé una lettera ufficiale di Goering e una lista delle proposte di Hitler. Dopo aver incontrato Hitler, Dahlerus fece notare a un ufficiale tedesco che ‘la Germania da parte sua era in grado di ingoiare anche delle condizioni dure, purché esposte in una forma accettabile.’ Disse che ciò che portava con sé in Olanda era più che sufficiente per dissipare la sfiducia che la Gran Bretagna nutriva nei confronti di Hitler. ‘Se la guerra continuerà’, Hitler spiegò il 10 ottobre a Goebbels, durante il pranzo, ‘è cosa che dipende da Londra.’ In Olanda, tuttavia, Dahlerus attese invano l’emissario britannico di cui gli era stato assicurato l’arrivo. Poi, il 12 ottobre, il tanto atteso discorso di Chamberlain alla Camera dei Comuni demolì la fiduciosa speranza di Hitler che, dopo cinque settimane di guerra, la pace potesse ritornare sull’Europa. Chamberlain respinse l’offerta pubblica di Hitler definendola ‘vaga e insicura’: in realtà Hitler non aveva avanzato nessuna proposta per riparare ai torti fatti alla Cecoslovacchia e alla Polonia. Se Hitler voleva la pace, disse Chamberlain, ‘devono esserci azioni, e non soltanto parole.’ Quella stessa sera Hitler mandò a chiamare Goering, Milch e Udet della Luftwaffe e ordinò loro di riprendere il più presto possibile la produzione di bombe per aereo: ‘La guerra continuerà!’. ‘Prima che arrivassero queste risposte’, scrisse Weizsaecker due giorni più tardi, ‘il Führer aveva sperato di vedere esaudito il suo sogno di lavorare insieme alla Gran Bretagna. Voleva assolutamente la pace. Herr von Ribbentrop sembrava desiderarla meno. Ha mandato al Führer un proprio disegno di un’Europa simile all’impero di Carlo Magno.’ Hitler manifestò all’esploratore svedese Sven Hedin la propria perplessità per l’intransigenza della Gran Bretagna. […] Ovviamente avrebbe ricostituito uno stato polacco: non voleva riempire la Germania di polacchi. E quanto al resto delle richieste di Chamberlain anch’egli, Hitler, poteva esigere che la Gran Bretagna ‘riparasse i torti’ fatti all’India, all’Egitto e alla Palestina. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.301-303)

C’erano anche prove evidenti di una crescita militare sovietica. Il generale Blaskowitz riferì dalla Polonia che intorno a Bialystock erano in costruzione quattro aeroporti militari dove erano stati contati da due a trecento bombardieri sovietici. Inoltre, scrisse Blaskowitz, la propaganda sovietica diceva a chiare lettere che quella altro non era che una guerra contro il fascismo: ‘[In URSS] si dice che la Germania sta preparando un attacco contro l’Unione Sovietica, da sferrarsi non appena avesse vinto in occidente. Perciò l’URSS deve stare in guardia e al momento giusto approfittare della debolezza della Germania.’ Blaskowitz aveva raccolto sicure prove di attività spionistica e sovversiva comunista dietro le linee tedesche, in Polonia. In breve, Hitler doveva concludere che la guerra con l’Unione Sovietica era inevitabile, e che la vittoria sarebbe andata al contendente che per primo fosse stato pronto. Per rafforzare la propria posizione sul Baltico, Mosca avanzò delle richieste alla Finlandia. I finlandesi opposero un netto rifiuto e il 30 novembre 1939 l’Armata Rossa li attaccò. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.321-322)

La crescente potenza militare sovietica lungo la frontiera orientale (dove la Germania aveva soltanto cinque divisioni) dimostrava chiaramente che l’URSS aveva in mente altre conquiste territoriali. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.388)

I rapporti che il servizio segreto passava a Hitler erano inequivocabili e sconcertanti: in Unione Sovietica era cominciato un gigantesco sforzo di riarmo e, come se ciò non bastasse, l’organizzazione di Heydrich riferiva che le missioni commerciali sovietiche stavano facendo una massiccia propaganda comunista nelle fabbriche tedesche, dove già nascevano le prime cellule. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.393)

Molotov enumerò altre sorprendenti richieste sovietiche. L’Unione Sovietica voleva fare un ulteriore tentativo con la Finlandia: voleva occupare e annettere l’intero paese che, dopotutto, le era stato assegnato dal patto che nel 1939 Molotov aveva firmato a Mosca con Ribbentrop. Hitler, tuttavia, aveva bisogno delle forniture finlandesi di nichel e di legname. Quando Molotov annunciò l’intenzione dell’Unione Sovietica di invitare la Bulgaria a firmare un patto di non aggressione che avrebbe permesso la costruzione di una base sovietica vicino ai Dardanelli, Hitler chiese ironicamente quando mai la Bulgaria avesse chiesto un aiuto del genere. […] Ribbentrop invitò Molotov nel rifugio di cemento armato che era posto sotto la sua casa, e lì il ministro sovietico gli rivelò che Mosca non avrebbe mai interamente rinunciato alle proprie ambizioni sugli ingressi occidentali del Baltico, il Kattegat e lo Skagerrak. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.412-413)

Il giorno seguente venne catturato vicino a Vitebsk il figlio di Stalin, Jacob, tenente in una divisione di carri armati sovietica. Tra le ‘prove che i sovietici si stavano preparando a colpire i tedeschi’ c’era, secondo il generale della Luftwaffe Wolfram von Richthofen, l’immane bottino di pezzi di artiglieria e di carri armati catturato a Dobromysl: ‘In parte vengono dalla divisione del giovane Stalin, che ha ammesso che si tenevano pronti per la grande offensiva.’ Hitler apprese che addosso a Jacob Stalin era stata trovata la lettera di un amico che diceva che prima della loro ‘gita a Berlino’ sarebbe andato un’altra volta a trovare Anushka. Gli interrogatori del giovane Stalin e dell’ex segretario del dittatore, che era stato pure lui catturato, rivelarono che Stalin aveva in programma di sfruttare l’intellighenzia tedesca per migliorare il livello culturale del popolo sovietico: e poi, un giorno, l’Europa e l’Asia sarebbero diventate le invincibili roccaforti del bolscevismo. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.499-500)

Fu riferito che la marina americana aveva avuto ordine di aprire il fuoco, senza alcun avvertimento e senza che ci fosse una provocazione, contro qualsiasi nave da guerra tedesca: ai comandanti americani era stato anche ordinato di negare qualsiasi addebito e di attribuire la responsabilità a una unità britannica. In quel modo Roosevelt sperava di provocare delle rappresaglie tedesche. Hitler apprese tutto ciò dalle intercettazioni di segnalazioni navali americane in codice. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.506)

Gli uomini che a Londra e a Washington tenevano il potere, tuttavia, volevano l’annientamento di Hitler. Nella seconda settimana di agosto Churchill e Roosevelt si incontrarono al largo di Terranova e proclamarono gli otto punti della Carta Atlantica, affermando che non cercavano delle conquiste territoriali, che disapprovavano qualsiasi cambiamento dì confini che non si accordasse col desiderio liberamente espresso dei popoli interessati, e che tutte le nazioni dovevano avere un uguale accesso alle materie prime della terra e ai suoi oceani. L’Unione Sovietica, che aveva perduto i tenitori europei che si era annessa nel 1940, nel 1942 sottoscrisse la Carta insieme a una ventina di nazioni che in quel momento erano in guerra con la Germania. Il 25 agosto la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica invasero l’Iran. Gli Stati Uniti succedettero agli inglesi nella sorveglianza navale del Canale di Danimarca (nel mare dell’Islanda) e si assunsero il compito di scortare i convogli nell’Atlantico settentrionale. La distinzione tra neutralità e belligeranza si faceva a Washington sempre più confusa. (da ‘La guerra di Hitler’, pag.514-515)

Rendendosi conto di ciò, Roosevelt inviò a Mosca Averell Harriman perché nel corso di una riunione studiasse col britannico lord Beaverbrook le modalità di un immediato aiuto militare a Stalin. Il 6 ottobre Hitler era in possesso del testo decodificato della lettera scritta da Roosevelt per presentare Harriman a Stalin: Harry Hopkins mi ha parlato dettagliatamente delle incoraggianti e soddisfacenti visite da lui fattele. Non posso dirle quanto tutti noi siamo entusiasti del valore delle armate sovietiche. Sono certo che troveremo come procurarci il materiale e gli approvvigionamenti necessari per combattere Hitler su tutti i fronti, compreso il suo. Voglio cogliere questa occasione per esprimere la mia fiducia che le sue armate possano alla fine prevalere su Hitler e per assicurarle la nostra ferma volontà di fornirle tutta l’assistenza materiale possibile. Hitler fece divulgare il testo di quella lettera in tutte e tre le Americhe. […] Comunque Roosevelt aveva sconfinato molto dalla scrupolosa neutralità. L’11 settembre aveva ordinato alla marina di ‘sparare a vista’ contro qualsiasi nave da guerra delle potenze dell’Asse incontrata in mari ‘la cui protezione è necessaria per la difesa americana.’ (da ‘La guerra di Hitler’, pag.532)

Molti dei crimini di guerra commessi dai sovietici non erano ancora pienamente documentati nel 1945. Non erano esattamente crimini di guerra, ma già nel 1939 la Gran Bretagna aveva intrapreso iniziative per la condanna mondiale nei confronti dell’Unione Sovietica in relazione al non provocato attacco alla Finlandia. E, cosa ancor più imbarazzante, Stalin non solo aveva accettato l’attacco di Hitler alla Polonia, ma con un ‘protocollo aggiuntivo segreto’ al patto Ribbentrop-Molotov dell’agosto 1939 si era impadronito della parte orientale di quel disgraziato paese: alla metà di settembre, con un pretesto, l’Armata Rossa aveva invaso la Polonia e immediatamente dopo aveva cominciato a deportarne gli abitanti verso lontane regioni sovietiche. (da ‘Norimberga ultima battaglia’, pag.67)

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