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064 – Crimini Nazisti – i ‘lager’

Un altro dei ‘crimini‘ imputati ai nazisti sono i ‘lager‘.
Con tale parola vengono intesi, anche se ovviamente sono due cose diversissime, i ‘campi di sterminio‘ ed i ‘campi di concentramento‘.

Dei primi ho già scritto. Vediamo quindi i secondi.

Non furono peggiori di quelli alleati, anzi chi li ha conosciuti entrambi dice che quelli tedeschi erano meno peggio.
Non che questo possa tranquillizzare. Meno peggio non significa che ci si stesse bene, ma fa capire come mai quei pochi che ebbero la facoltà di scegliere tra ‘gulag‘ e campo di concentramento tedesco, scelse quest’ultimo.

… Posso affermare che coloro che tornarono a casa dalla parte tedesca fecero bene, perché l’N.K.V.D. non era migliore della Gestapo tedesca da nessun punto di vista, con la differenza che la Gestapo accorcia i tempi ammazzando la gente, mentre l’N.K.V.D. uccide e tortura in maniera molto più terribile della morte stessa, sicché chi riesce per miracolo a sfuggire alle sue grinfie resta invalido per tutta la vita…“.(soldato L. C. (matricola 15015), esercito polacco del generale Anders)

Julius Margolin, che si trovava a Leopoli nell’Ucraina occidentale, riferisce che nella primavera del 1940 gli «ebrei preferivano il ghetto tedesco all’uguaglianza sovietica»

All’inizio del 1940 cominciarono le deportazioni dei cittadini polacchi (si veda il contributo di Andrzej Paczkowski), che continuarono fino a giugno. I polacchi di tutte le confessioni furono deportati in treno verso il Nord o il Kazakistan. Il convoglio di Julius Margolin impiegò dieci giorni per arrivare a Murmansk. Da fine osservatore dell’universo concentrazionario qual era, egli scrisse:
Ciò che differenzia i campi di lavoro sovietici da tutti gli altri luoghi di detenzione del mondo non sono solo le proporzioni immense, inimmaginabili, né le micidiali condizioni di vita. E’ la necessità di mentire continuamente per salvarsi la vita, di mentire sempre, di portare per anni una maschera senza poter mai dire quello che si pensa. Nella Russia sovietica, anche i cittadini «liberi» sono costretti a mentire … Dissimulazione e menzogna diventano così l’unico strumento di autodifesa. I raduni, le riunioni, gli incontri, le conversazioni, i manifesti affissi ai muri sono caratterizzati da un linguaggio ufficiale melenso, che non contiene una sola parola di verità. Difficilmente un occidentale può capire che cosa significhi essere privati del diritto di esprimersi liberamente e non poterlo fare per cinque o sei anni, nella maniera più totale, essere costretti a rimuovere anche il minimo pensiero «illegale» e restare muti come tombe. Sotto questa pressione incredibile tutto ciò che un individuo ha dentro si deforma e si disgrega“.

Nell’inverno 1945-1946 il dottor Jacques Pat, segretario del Comitato operaio ebraico degli Stati Uniti, si recò in missione in Polonia per indagare sui crimini nazisti. Al suo ritorno pubblicò una serie di articoli sugli ebrei rifugiati nell’URSS sul «Jewish Daily Forwards». In base ai suoi calcoli 400 mila ebrei polacchi erano morti deportati nei campi o nelle colonie di lavoro. Alla fine della guerra in 150 mila decisero di riprendere la cittadinanza polacca per fuggire dall’URSS. Jacques Pat scrisse, dopo averne intervistati centinaia:
I 150 mila ebrei che oggi varcano la frontiera tra URSS e Polonia non parlano più dell’Unione Sovietica, della patria socialista, della dittatura e della democrazia. Per loro queste discussioni si sono chiuse e l’ultima parola è stata la fuga dall’Unione Sovietica“.

Jamer Bacque ha scritto che le condizioni di vita nei campi di concentramento americani non erano molto diverse da quelle dei Gulag e dei Lager nazisti. Che tra il 1945 e il 1946 almeno ottocentomila soldati tedeschi (ma non solo soldati e non solo tedeschi, ci tiene a precisare Bacque: in mezzo c’erano anche italiani) morirono di fame, sete, malattie (vedi capitolo 46).

Dall’inviato Salvo Mazzolini a Berlino: “Dopo la guerra nel lager di Lamsdorf si invertirono i ruoli e migliaia di prigionieri tedeschi furono eliminati

Processo all’aguzzino polacco
Al processo saranno ascoltati centinaia di testimoni, e alcune delle loro rievocazioni sono già state “pubblicate. L’episodio più agghiacciante avvenne una notte allorchè il comandante obbligò un gruppo di prigionieri a dar fuoco a una baracca dove erano stati riuniti altri detenuti malati. I prigionieri che si rifiutarono furono subito fucilati, quelli che obbedirono furono fucilati dopo aver appiccato le fiamme. Un’inchiesta a carico dei responsabili fu archiviata nel ’56. Solo ultimamente, dopo l’avvento della democrazia, l’atteggiamento di Varsavia è cambiato e si è cominciato a indagare, oltre che su Lamsdorf, anche su altri lager polacchi dove furono rinchiusi civili tedeschi dopo il 1945.

Il risultato finale?
I campi di concentramento tedeschi sono diventati uno dei simboli dell’orrore.

E gli altri? …Quali altri?

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