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068 – Lo squadrismo

Subito dopo la fine della Grande Guerra, i militari rimasti senza lavoro (in particolare Arditi) e attivisti dei Fasci di Combattimento e dei Futuristi si organizzarono in maniera più o meno spontanea in squadre per reagire alle iniziative dei socialisti. Queste reazioni – prettamente violente ma anche goliardiche e, soprattutto, dimostrative – avevano lo scopo di impedire la realizzazione anche in Italia di una rivoluzione comunista; ma si trattava anche di una risposta ad azioni di socialisti ed anarchici che venivano viste da fascisti e nazionalisti come provocatorie ed offensive verso la patria e i reduci di guerra, come l’erezione di monumenti di carattere pacifista, la contestazione a monumenti di tono celebrativo-patriottico, le aggressioni ad Arditi ed ufficiali dell’esericto, specie se nazionalisti o di estrazione borghese.

Successivamente, con l’incancrenirsi della lotta entrarono in gioco altre componenti: innanzitutto il padronato – tanto agricolo quanto industriale – che vedeva nelle squadre d’azione un mezzo per stornare il rischio di una rivoluzione bolscevica in Italia; poi il mito della “Vittoria mutilata”, secondo il quale l’Italia rinunciava a parte di ciò che si riteneva le spettasse di diritto (la Dalmazia, Fiume, compensi coloniali) dopo la vittoria sugli Imperi Centrali, per colpa tanto di governi inetti, quanto del “sabotaggio” dello spirito nazionale da parte della propaganda socialista, sostenendo la “pace senza compensi

Con il consolidarsi del movimento fascista, l’azione delle Squadre iniziò ad assumere un carattere sistematico, in ordine non solo agli obbiettivi sopra citati, ma ad una vera e propria contro-rivoluzione ai danni tanto dei tentativi rivoluzionari socialist-bolscevichi, quanto dello stato liberale.

Convenzionalmente si ritiene che la prima azione squadrista vera e propria sia stato l’assalto al giornale socialista “Avanti” il 15 aprile 1919, poche settimane dopo la fondazione – in piazza San Sepolcro a Milano – dei Fasci di Combattimento (23 marzo 1919). Da quel momento in poi l’Italia viene scossa da una guerra civile strisciante – che costerà quasi 2000 morti – e che vedrà tre fazioni principali, dai contorni non sempre netti: i socialisti – intenzionati ad emulare l’esempio sovietico e a portare la rivoluzione bolscevica in Italia; i fascisti – decisi tanto a frustrare le intenzioni dei socialisti quanto a proporre una loro propria “rivoluzione nazionale dei lavoratori e dei trinceristi“; le istituzioni, generalmente deboli, irresolute, spesso pronte a chiudere un occhio sulle violenze fasciste (interpretate come il “male minore” rispetto a quelle dei socialisti), anche grazie all’azione politica di Mussolini, che usava il “bastone” dello squadrismo contemporaneamente alla “carota” delle trattative con i partiti politici di centrodestra disposti a venire incontro alle istanze fasciste in cambio della lotta contro la rivoluzione bolscevica.

Lo sviluppo del fenomeno squadrista diventa vigoroso quando, impostosi come valida risposta alla sinistra agli occhi dei ceti possidenti, questi cominciano, specialmente nelle campagne, a finanziare generosamente le squadre fasciste, addirittura con forme di vera e propria autotassazione degli agrari maggiormente preoccupati dallo sviluppo delle leghe contadine e bracciantili controllate dai “rossi”.

Le squadre normalmente sorgevano attorno ad un capo, che emergeva come ex combattente della Grande Guerra, o molto più facilmente, grazie al proprio carisma, alla spregiudicatezza e alle proprie capacità… fisiche. La presenza di ex arditi con il loro culto del capo.
rendeva le squadre estremamente disciplinate verso i propri “ras” (così verranno chiamati i capi delle squadre). Dagli arditi vengono anche mediate le tecniche d’assalto, e la tattica della “spedizione punitiva”, con la quale le squadre si riunivano contro un solo obbiettivo per guadagnare una temporanea superiorità numerica e colpirlo duramente. La composizione sociale delle squadre era varia, con una certa prevalenza di media borghesia. Molti erano gli ex ufficiali di complemento tornati dal fronte e ritrovatisi senza lavoro a causa della smobilitazione. Estremamente alta era la percentuale di universitari, ma non mancavano elementi di ogni classe sociale.

Lo squadrismo geograficamente fu un fenomeno principalmente legato al settentrione italiano, con grande importanza anche in Toscana e in Puglia. A causa del passaggio di molti esponenti dei movimenti massimalisti (sindacalisti rivoluzionari, socialisti, anarchici e repubblicani) al fascismo, proprio le roccaforti storiche delle sinistre furono quelle che videro – assieme a Milano – la massima fioritura dello squadrismo.
Tipica azione squadrista era la “spedizione punitiva“. Termine mutuato dalla celebre (ma sfortunata) azione austroungarica sul fronte degli Altopiani nel 1916, indicava un concentramento di uomini contro un solo obbiettivo, di norma una sede socialista o sindacale (ma anche di altri movimenti rivali, come i popolari, i repubblicani o perfino contro altri fascisti “eretici”), oppure contro esponenti dei suddetti movimenti. L’azione era condotta con metodi spettacolari, sguaiati e goliardici, tesi non solo a impaurire l’avversario, ma anche a scoraggiare eventuali suoi sostenitori più tiepidi, nonché a suscitare simpatia nell’ampia “area grigia” che non si intendeva schierare nè con l’una nè con l’altra parte. Gli squadristi si avvicinavano montando su camion aperti, cantando a squarciagola, agitando armi e manganelli, quindi assalivano praticando sistematica devastazione: le sedi o le case degli avversari venivano devastate, le suppellettili e le pubblicazioni propagandistiche bruciate sulla pubblica piazza, gli esponenti o i militanti delle fazioni avverse bastonati (“manganellati“) e costretti a bere olio di ricino. In non infrequenti casi queste azioni portavano alla morte delle vittime, per le percosse o – in certi casi – per intossicazione da ricino. Meno frequenti (ma niente affatto rari) erano gli scontri a fuoco o addirittura l’uso di armi da guerra illegalmente detenute.
(da Wikipedia)

Nel capitolo successivo alcune informazioni sul cosidetto ‘biennio rosso‘ che fu la causa della nascita dello squadrismo e dell’imporsi del fascismo.

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