Ricordare…

104 – Trieste

Vediamo cosa successe in quegli anni.

Cominciamo col pensiero di Togliatti agli inizi del 1945:

In tutti i modi dobbiamo favorire l’occupazione della regione giuliana da parte delle truppe del maresciallo Tito. Questo significa che in questa regione non vi sarà né una occupazione inglese, né una restaurazione della amministrazione reazionaria italiana, cioè si creerà una situazione profondamente diversa da quella che esiste nella parte libera dell’Italia […] questa direttiva vale anche e soprattutto per la città di Trieste.

Alla fine della guerra, dopo i quaranta giorni dell’orrore, l’Istria era occupata dagli Alleati.

19.9.1945 il Consiglio dei ministri degli affari esteri dei Quattro (alleati) nomina una commissione di esperti per accertare sul posto i dati etnici ed economici di quelle zone.Nell’ aprile 1946 la relazione finale degli esperti riconosce che nei distretti di Tarvisio, Gorizia, Basso Isonzo, Trieste e nell’Istria occidentale e meridionale la maggioranza etnica è italiana (nonostante le foibe).

3.7.1946 i Quattro abbandonano l’idea di un confine ‘etnico’, costituiscono il territorio libero di Trieste e rigettano la proposta italiana di indire referendum.4/5.11.1946 Togliatti incontra Tito e propone di scambiare Gorizia con Trieste.1.2.1947 Firma del trattato di pace in base al quale viene istituitoa la zona A, comprendente Trieste, e la Jougoslavia amministra la Zona B “a titolo temporaneo” e deve limitarsi alla normale amministrazione con assoluta imparzialità tra i gruppi etnici. Ricomincia quindi la ‘pulizia etnica’.

21.2.1949 – All’Onu, Austin, delegato americano, dichiara al Consiglio di sicurezza che l’art. 2 dello Statuto del Territorio libero di Trieste costituisce una pietra miliare per la salvaguardia dei diritti dell’uomo “violati dal governo poliziesco operante in Zona B”. Il delegato inglese conferma che “una forma di governo poliziesco è stata estesa dalla Jugoslavia alla zona che essa deve amministrare, con tutte le caratteristiche di un governo totalitario. Ciò rende impossibile l’unificazione di questa zona con la zona anglo-americana in vista della formazione di un territorio indipendente e democratico secondo le linee previste dal Trattato di pace. In questa condizione l’istituzione di un territorio indipendente significherebbe la creazione di una zona aperta alle aggressioni dirette, secondo i metodi così spesso messi in pratica nell’Europa orientale”.

17.3.1952 – Nota verbale del governo italiano a quelli della Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti: denuncia delle misure prese da Belgrado nella Zona B in violazione del Trattato di pace.

20.3.1952 – Quarto anniversario della Dichiarazione tripartita. Incidenti con morti e feriti a Trieste in un conflitto fra cittadini e forze di polizia. Il Governo italiano promuove una energica azione per ottenere unsostanziale miglioramento nell’amministrazione della Zona A.

9.5.1952 – Londra. Firma dell’accordo tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia che consente una più larga partecipazione italiana nell’amministrazione della zona. Mosca protesta. Belgrado adotta ulteriori misure poliziesche nella Zona B peggiorando ancora la situazione degli italiani colà residenti.

8.8.1952 – Nota verbale del Governo italiano a quelli della Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, essendo stati introdotti nella Zona B di Trieste leggi e provvedimenti jugoslavi con un blocco di tredici ordinanze.

13.9.1953 – Pella, presidente del Consiglio, dal Campidoglio, ripropone il plebiscito su tutto il Territorio libero di Trieste e la convocazione di una conferenza a cinque. Rivolgendosi agli Stati Uniti ed alla Gran Bretagna dice: “È dunque tempo che essi riconoscano l’anacronismo della loro attuale posizione” sia nel Territorio libero di Trieste che nei confronti dell’Italia. La proposta Pella è portata a conoscenza di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e del Governo jugoslavo.

8.10.1953 – Gli ambasciatori degli Usa e della Gran Bretagna comunicano che i rispettivi governi hanno deciso: “tenuto conto del preminente carattere italiano della Zona A, di rimettere l’amministrazione di quella zona al Governo italiano”.

9.10.1953 – Pella alla Camera: “la comunicazione fatta dai governi americano e britannico… non pregiudica in alcun modo i riconosciuti diritti dell’Italia sull’insieme del territorio, né pregiudica la facoltà del Governo italiano di farli valere e di perseguirne la realizzazione nelle forme più idonee… Posso dichiarare nel modo più formale che il fatto dell’accettazione di amministrare la Zona A non implica alcun abbandono delle rivendicazioni relative alla Zona B da parte italiana”.

5.10.1954 – Londra. Brosio per l’Italia, Thompson per gli Usa, Harrison per l’Inghilterra, Velebit per la Jugoslavia, siglano il Memorandum d’intesa.

4.11.1954 – L’Italia riassume la diretta amministrazione della Zona A e la Jugoslavia assume quella della Zona B. Su ambedue le zone permane incontestabilmente la sovranità italiana.

4.11.1954 – L’Italia riassume la diretta amministrazione della Zona A e la Jugoslavia assume quella della Zona B, Su ambedue le zone permane incontestabilmente la sovranità italiana.

25.9.1956 – Belgrado. Riunione della Commissione mista italo-jugoslava per definire gli aspetti economici derivanti dal Memorandum di Londra e per il libero trasferimento delle persone già residenti nelle Zone A e B.

1958-1959 – Intensificazione dei rapporti economici fra Italia e Jugoslavia ma non di quelli politici.

1.7.1961 – Segni, ministro degli Esteri a Belgrado, sue dichiarazioni: “Siamo riusciti a compiere ulteriori notevoli progressi sulla via intrapresa in questi ultimi tempi nella reciproca comprensione e collaborazione… evidentemente ognuno dei due Paesi, per circostanze comprensibili, segue metodi diversi… In vari punti abbiamo rilevato che i due governi sono ispirati da preoccupazioni e da intendimenti analoghi… Questo compito richiede, naturalmente, una chiara, meditata e realistica valutazione delle proprie possibilità e una graduale e costante opera di realizzazione”.

3.3.1965 – Il “Combat” di Parigi annuncia negoziati fra Roma e Belgrado e parla di Zona B definitivamente assegnata alla Jugoslavia. La Farnesina smentisce.

8/12.11.1965 – Moro, presidente del Consiglio, a Belgrado. Dai colloqui sarebbero escluse le questioni strettamente territoriali.

10.5.1967 – Protesta di Belgrado a Roma per il raduno degli alpini a Treviso.

24.4.1968 – Zagabria. Il ” Vjesnik’ denuncia la campagna svolta “dai settori della destra italiana per ottenere la restituzione dell’Istria all’Italia”. Cita brani della “Discussione” relativi al “biblico Esodo di trecentomila istriani, fiumani e dalmati” che hanno abbandonato le loro terre nel timore che l’occupazione jugoslava potesse, oltre che separarli dalla madrepatria, privarli della civiltà cristiana e delle libertà democratiche”.

9.1.1969 – Brioni: Tito esalta i rapporti di buon vicinato con l’Italia.

26/29.5.1969 – Nenni, ministro degli Esteri, a Belgrado: “La frontiera aperta tra l’Italia e la Jugoslavia è un fatto esemplare in questo momento di tensione che l’Europa e il mondo stanno attraversando”.

15.11.1971 – Moro, ministro degli Esteri, alla commissione Esteri della Camera, illustra la posizione dell’Italia in relazione ai rapporti italo-jugoslavi. Fragoljub Vujika, portavoce di Belgrado, dice che a Belgrado il discorso di Moro “è stato accolto con molto favore… i tentativi di riesumare forze aggressive di Irredentismo e di rivendicazioni territoriali, promosse da forze che in passato arrecarono danno ai due paesi, hanno richiamato l’attenzione della opinione pubblica jugoslava, che è giustamente sensibile a questi fatti”.

16.12.1971 – Belgrado. Dichiarazioni di Tito al Parlamento jugoslavo: “Durante la mia visita ufficiale in Italia… abbiamo confermato la reciproca decisione di continuare la politica dell’amicizia e della cooperazione fra vicini. Nello stesso tempo sono state create le condizioni per comporre le questioni pendenti fra i due paesi”.

21.4.1972 – Il “Combat”, da Parigi, dà notizia di trattative fra Roma e Belgrado per un accordo in merito alla Zona B. Smentita della Farnesina.

5.5.1972 – Alcuni giornali parlano di accordi con la Jugoslavia in merito alla Zona B. Ulteriore smentita della Farnesina.

16.4.1974 – Tito a Sarajevo dichiara: “La Zona B non esiste più e se qualcuno deve denunciare la questione delle ex zone, quelli siamo noi e non gli italiani. Ma questo noi non lo faremo perchè con la nostra rinuncia a Trieste abbiamo creato le condizioni per una atmosfera che non esisteva “in nessuna altra parte dell’Europa”. Il segretario generale del ministero degli affari esteri, a Roma, Gaja, con una nota a Belgrado chiede “informazioni e chiarimenti” sul discorso di Tito perchè “non si comprende… l’inopportuno accenno ad una riapertura della questione di Trieste” e deve sottolineare “l’esigenza che da parte jugoslava non vengano prese iniziative unilaterali… come è inammissibile il linguaggio non cortese usato in alcune frasi della nota verbale jugoslava in data 30 marzo 1974”.

1.10.1975 – Il ministro per gli affari esteri Rumor (quarto governo Moro composto da DC e PRI) dà notizia al Parlamento della necessità per l’Italia di rinunciare alla sovranità sulla Zona B in favore della Jugoslavia.

E fu così che l’Italia, per compiacere a Tito, ha perso l’Istria.

E pensare che l’Istraia (e la Dalmazia) dopo essere state romane, sono state veneziane per oltre 1.000 anni!

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