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121 – Algeria

Questo paese nordafricano è stato retto da un governo di stampo comunista ad opera del colonnello Houari Boumediene, che, proveniente dal Fronte di Liberazione Algerino, che aveva lottato, ottenendola, per l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia, governò sul paese instaurando un regime comunista – islamico che durò dal 1965, al 1979, anno in cui il colonnello morì per cause naturali.

Il colonnello durante il suo mandato dittatoriale nazionalizzò le rendite derivanti dal settore primario e cercò di ottenere la maggior quantità possibile di proventi che provenivano dall’esportazione di gas e petrolio, di cui è tuttora un grande produttore.

Oltre al settore primario Boumediene praticò una sorta di industrializzazione guidata a ritmi forsennati, che mise in ginocchio l’economia del paese, abituata a far fronte ai problemi mediante l’agricoltura, come nell’esperienza di governo democratico di tutti i predecessori del colonnello.

Nell’ambito della politica interna il dittatore promise all’inizio una linea governativa volta a favorire la convivenza culturalmente costruttiva tra la politica comunista e la religione musulmana, ma successivamente disattese a questa promessa, creandosi l’ostilità dei partiti teocratici fondamentalisti che si ribellarono, dando inizio ad una delle guerre civili più sanguinose e più devastanti economicamente, di tutta la lunga esperienza delle guerre civili nordafricana che fece quasi 100mila vittime in tutto il territorio algerino e marocchino.

Questa guerra si trascina tuttora, e vede i movimenti islamici estremisti che commettono attentati e massacrano indiscriminatamente popolazione civile, forze dell’ordine e politici importanti nel nome di Allah.

A cercare di contrastare questi movimenti terroristici oggi dopo anni di regime marxista o pseudo tale vi è il governo ufficialmente democratico del presidente Bouteflika, che con l’esercito cerca di ‘’dare una mano’’ all’Occidente per sconfiggere il terrorismo fondamentalista islamico anche se l’Algeria al giorno d’oggi è in condizioni piuttosto gravi per quanto riguarda la lotta al terrorismo di matrice islamica, dato che da meta turistica molto ambita è diventata tra i posti più pericolosi del pianeta per gli scontri tra l’esercito regolare e le milizie terroriste islamiche.

A livello di politica estera il colonnello Boumediene ha avviato nei primi anni ’70 un contenzioso piuttosto acceso con il confinante Marocco, con cui si è conteso la zona del Maghreb che gli avrebbe garantito un sicuro sbocco commerciale sull’Oceano Atlantico, questa guerra ha procurato al paese molti problemi economici e umanitari ma ha anche fornito molti alleati tra i rivoluzionari provenienti dalle regioni desertiche algerine che lottavano contro i governi centrali per una costituzione su basi comunistiche, a cui hanno anche offerto asilo politico per difendersi dalle truppe regolari marocchine.

Subito dopo la morte di Boumediene, avvenuta nel 1992, gli successe il colonnello Bendjedid che continuò sulla scia politica del predecessore, promettendo più diritti ai movimenti islamici ma disattendendo sistematicamente tutto ciò che prometteva.

Esso fu destituito nel 1992 quando si insediò un Alto Consiglio, con a capo Mohamed Boudiaff, che represse alcune ribellioni da parte della guerriglia musulmana ma il capo di questo consiglio fu egli stesso ucciso dopo soli 6 mesi dalla nomina.

Al giorno d’oggi il presidente Bouteflika ha dato il permesso a diverse associazioni umanitarie, di cui una cattolica italiana, di insediarsi nel paese per cercare di far fronte a questa gravissima scia di sangue, ma ogni tentativo di riappacificazione salta a causa delle varie parti in lotta che disattendono agli accordi di pace stipulati.
(Crimini Comunisti Algeria)

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