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143 – La stagione dei ‘Golpe’

Gli anni ’70 e ’80, se si bada alla pubblicistica di sinistra, sono stati anni caratterizzati da colpi di stato, agguati ‘fascisti’ e tentativi della ‘reazione’ di soffocare la nostra democrazia. I padrini di tutto ciò furono i servizi segreti italiani ed esteri, di norma orchestrati dalla Cia americana.

E’ evidente lo sforzo per deviare l’attenzione dai problemi interni del PCI e da ciò che stava accadendo nei ‘paradisi’ sovietici.

In questo capitolo parliamo del ‘golpe’ più divertente che ancora oggi viene sbandierato come effettivamente accaduto. Intendo parlare del famigerato ‘Golpe Borghese’, ideato dal principe Borghese con l’aiuto della guardia forestale.

Ecco la descrizione che ne dà la Commissione parlamentare sul terrorismo. Leggetela attentamente. Non è una barzelletta, ma è effettivamente quello che è stato scritto nella relazione:

«7 – 8 dicembre 1970
Il golpe Borghese
Dalla relazione della Commissione Parlamentare sul Terrorismo.Documento aggiornato al 24/02/2006

Può ritenersi ormai certo che nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 si attivò in Roma un tentativo di vero e proprio colpo di Stato, che tuttavia durò soltanto poche ore e fu subito interrotto ben prima che si raggiungesse uno stato insurrezionale. In merito può ormai ritenersi sufficientemente accertato che:

  1. Un gran numero di uomini era stato raccolto e organizzato da Junio Valerio Borghese sotto la sigla Fronte Nazionale in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.
  2. Sin dal 1969 il Fronte Nazionale aveva costituito gruppi clandestini armati e aveva stretto relazioni con settori delle Forze Armate.
  3. Borghese stesso, con la collaborazione di altri dirigenti del Fronte Nazionale e di numerosi alti Ufficiali delle Forze Armate e funzionari di diversi Ministeri, aveva predisposto un piano, che prevedeva l’intervento di gruppi armati su diversi obiettivi di alta importanza strategica; sin dal 4 luglio 1970 era stata costituita una “Giunta nazionale”. Avrebbero dovuto essere occupati il Ministero degli Interni, il Ministero della Difesa, la sede della televisione e gli impianti telefonici e di radiocomunicazione; gli oppositori (e cioè gli esponenti politici dei diversi partiti rappresentanti in Parlamento), avrebbero dovuto essere arrestati e deportati. Il Principe Borghese avrebbe quindi letto in televisione un proclama, cui sarebbe seguito l’intervento delle Forze Armate a definitivo sostegno dell’insurrezione.
  4. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 il piano comincia ad essere attuato, con la concentrazione a Roma di alcune centinaia di congiurati e con iniziative analoghe in diverse città:
  • Militanti di Avanguardia Nazionale, comandati da Stefano Delle Chiaie e con la complicità di funzionari, entrano nel Ministero degli Interni e si impossessano di armi e munizioni che vengono distribuite ai congiurati.
  • Un secondo gruppo di militanti si riunisce in una palestra, in via Eleniana, ove attende la distribuzione delle armi, che dovrà avvenire a seguito dell’ordine di Sandro Saccucci (un tenete dei paracadutisti stretto collaboratore di Borghese) e a opera del Generale Ricci tra le persone radunate, in parte già in armi, vi sono anche ufficiali dei Carabinieri.
  • Lo stesso Saccucci (che avrebbe dovuto assumere il comando del SID) dirige personalmente un altro gruppo di congiurati, con il compito di arrestare uomini politici.
  • Il Generale Casero e il Colonnello Lo Vecchio (i quali garantiscono di avere l’appoggio del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Fanali) dovrebbero invece occupare il Ministero della Difesa.
  • Il Maggiore Berti, già condannato per apologia di collaborazionismo e ciò nonostante giunto ad alti gradi del Corpo forestale dello Stato, conduce una colonna di allievi della Guardia forestale, proveniente da Cittàducale presso Rieti, che attraversa Roma e va ad attestarsi non lontano dagli studi RAI-TV di via Teulada.
  • Il Colonnello Spiazzi (di cui si è già chiarito il ruolo nei Nuclei per la difesa dello Stato) muove con il suo reparto verso i sobborghi di Milano, con l’obiettivo di occupare Sesto San Giovanni, in esecuzione di un piano di mobilitazione reso operativo da una parola d’ordine.
  • L’insurrezione, già in fase di avanzata esecuzione, fu improvvisamente interrotta. Fu Borghese in persona a impartire il contrordine; ne sono tuttora ignote le ragioni, giacché Borghese rifiutò di spiegarle persino ai suoi più fidati collaboratori.

1.2. Sono questi fatti noti, di cui acquisizioni anche recenti hanno consentito una più ampia ricostruzione e una più approfondita lettura. E tuttavia gli stessi, anche per come percepiti nella immediatezza degli accadimenti, appaiono alla Commissione tali da non giustificarne la valutazione minimizzante che hanno avuto in sede giudiziaria (sentenza Corte d’Assise di Roma 14 novembre 1978 e Corte di Assise di Appello del 14 novembre 1984 che condussero al noto esito globalmente assolutorio) ed anche da gran parte dell’opinione pubblica, apparsa spesso orientata da aspetti velleitari dell’operazione e dallo scarso spessore di molti dei suoi protagonisti, a definire l’episodio come un “golpe da operetta”.»

Tradotto in soldoni, significa che anche se la Giustizia ha assolto tutti per non aver commesso il fatto, ciò nonostante il fatto deve essere avvenuto perché la ragione politica lo imponeva.

Se poi leggete con attenzione come vengono descritti i fatti, vi chiederete se davvero stanno prendendovi per fessi o se loro ci credono. Difficile rispondere; probabilmente sono vere entrambe le cose. Sta di fatto che su questo ci hanno imbastito una storia che va avanti ancora oggi.

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